Questa parte del nostro sito raccoglie le risposte ad alcune domande frequenti sulle Leucemie e sulle più comuni malattie del sangue.
Ringraziamo il Dott. Pietro Pioltelli, Ematologo presso il Reparto di Ematologia Adulti dell’Ospedale S.Gerardo di Monza, per la consulenza prestata nell’apertura di questa finestra e per la disponibilità a rispondere ad eventuali altre domande, generali o specifiche, sulle malattie del sangue.
Quindi se avete domande da fare, che non trovano risposta tra quelle già esposte, mandateci una e-mail con la Vostra richiesta: sarà nostra cura trasmetterla al Dott.Pioltelli che Vi risponderà.
Le domande di interesse generale andranno poi ad aggiornare questa parte del sito, che diventerà quindi un interessante luogo di consultazione sulle malattie ematologiche.
Quali sono le malattie del sangue?
Ad esser rigorosi il sangue in sé non ha malattie, perché non è un organo, e le sue alterazioni derivano da malattie di altri organi. Comunemente si chiamano malattie del sangue le malattie del midollo osseo o delle ghiandole linfatiche e della milza, che sono gli organi in cui si producono le cellule che poi circolano nel sangue. Le più comuni malattie neoplastiche del midollo sono le leucemie, acute o croniche, e il mieloma,
mentre le malattie neoplastiche più frequenti dei linfonodi e
della milza sono i linfomi. Curare queste “malattie del sangue” significa curare questi organi. Ci sono poi le malattie da cattivo funzionamento del midollo, per mancanza delle sostanze che servono a produrre il sangue o per mancanza di midollo,
che può esaurirsi, le più frequenti sono le anemie. Quando il midollo si esaurisce si ha l’anemia aplastica, se non funziona
per mancanza di ferro, che è il caso più frequente, si ha l’anemia sideropenica, se mancano le vitamine si hanno le cosiddette anemie da carenza vitaminica.
Quali sono le cause delle malattie del sangue?
Per le forme da carenza la causa è l’eccessiva richiesta di un elemento (situazione frequente ad esempio nell’anemia sideropenica) o il mancato assorbimento di una giusta quantità dell’elemento necessario, per cattivo funzionamento del tubo digerente o per eccessiva povertà della dieta. Per le malattie neoplastiche non si conosce una causa precisa, anche se l’esposizione a forti radiazioni, ad esempio quelle degli incidenti nucleari, o ad alcune sostanze derivate dal petrolio è
sicuramente associata ad una più frequente comparsa di leucemie. Ci sono poi alcuni virus che in presenza di altre condizioni favorenti, come la malaria, sembrano indurre la comparsa di linfomi o di leucemie croniche. E’ stata fatta anche l’ipotesi che i forti campi magnetici siano in grado di indurre la comparsa di leucemie, ma non si è mai ottenuta una dimostrazione precisa di questa relazione. C’è da dire che il meccanismo con cui si genera un tumore è complesso e si sviluppa nell’arco di anni, per cui la sua causa va ricercata in eventi che risalgono a molto tempo prima della sua manifestazione, e questo impedisce di identificare cause
che non siano particolarmente clamorose. Si è ormai convinti
che la comparsa di un tumore derivi dall’alterazione di diversi geni che regolano le funzioni della cellula, che vengono replicati in modo sbagliato quando le cellule si riproducono.
Gli errori di copiatura dei geni, nella stragrande maggioranza, o provocano la morte della cellula o non provocano alterazioni particolari, ma qualcuno è capace di renderla refrattaria ai meccanismi di controllo e la trasforma in una cellula
neoplastica. Se si pensa che il patrimonio genetico di ogni
cellula umana è costituito da 3 miliardi di molecole organizzate
in circa trentamila geni e che ogni giorno, per tutti i giorni della vita, nel midollo si replicano circa cinquecento miliardi di cellule,
si capisce che un errore, benchè a bassissima probabilità, possa verificarsi anche senza cause esterne, perché il fenomeno che
lo può generare si verifica più di mille miliardi di miliardi di volte ogni giorno.
I tumori del sangue sono maligni?
Praticamente tutti i tumori del midollo hanno le caratteristiche
di tumore maligno, perché tendono a peggiorare
continuamente e portare a morte. Esistono fra di loro malattie
in cui il peggioramento è così lento, che è improbabile che riescano a modificare la vita di una persona, perché non
hanno tempo per crescere a sufficienza, ma alcune leucemie acute sono fra i tumori che crescono più rapidamente e rappresentano le malattie più maligne che si conoscano.
I tumori del sangue guariscono?
A differenza della maggior parte dei tumori degli altri organi, quelli del midollo e dei linfonodi sono quasi sempre curabili, perché le loro cellule vengono uccise dai farmaci
chemioterapici o dalla radioterapia e ciò ha permesso di
ottenere delle vere guarigioni, ossia di eliminare
definitivamente la malattia. Purtroppo questo non sempre è possibile e la scomparsa della malattia può essere solo temporanea. Per questo si evita di parlare di guarigione se una malattia scompare, e si preferisce definirla in remissione.
Quali sono i danni provocati dai tumori del sangue?
Le manifestazioni dei tumori del midollo o dei linfonodi sono molto variabili. Quelle più frequenti sono naturalmente
legate alla riduzione della quantità di sangue normale:
l’anemia, cioè la riduzione della quantità di globuli rossi,
provoca stanchezza e affaticabilità eccessiva, il calo dei
globuli bianchi funzionanti favorisce la comparsa di infezioni
o il ritardo nella loro guarigione, il calo delle piastrine
comporta la comparsa di sanguinamenti inattesi.
Oltre a queste possono esserci le manifestazioni dirette del tumore, come il rigonfiamento dei linfonodi o della milza
o anche erosioni dello scheletro dovute alla crescita eccessiva
del midollo che vi è contenuto
Cos’è la chemioterapia?
E’ il complesso di trattamenti che si basano sull’uso di farmaci somministrati sia per via endovenosa, che per via
sottocutaneo o per via orale, quasi mai per via intramuscolare. Nel caso della chemioterapia antitumorale i farmaci utilizzati
sono capaci di alterare il funzionamento delle cellule
favorendone la morte. Purtroppo non esiste per ora alcun farmaco capace di danneggiare solo le cellule del tumore e la chemioterapia antitumorale provoca dei danni anche alle
cellule normali. E’ tipica la caduta dei capelli o la nausea,
ma sono presenti anche danni più importanti da un punto di vista funzionale come i danni ai tessuti del tubo digerente, al cuore, al fegato agli organi della riproduzione, ai nervi o
alla quota ancora normale del midollo. Il danno provocato
varia sia per tipo, che per gravità da farmaco a farmaco e da paziente a paziente: in generale i pazienti più giovani sono più resistenti e quindi possono ricevere trattamenti più pesanti ed efficaci. Generalmente le cellule tumorali sono più delicate di quelle normali e gli schemi di chemioterapia sono fatti in
modo da permetter loro di recuperare prima del tumore.
Quando questo per un dato farmaco non succede esso
perde la sua efficacia e la malattia tumorale si dice resistente. Queste situazioni possono esser risolte dall’uso di farmaci
diversi, se disponibili, o dall’aumento delle dosi, se non sono troppo tossiche.
Cosa può fare un malato di sangue durante la terapia?
Si possono definire grossolanamente tre tipi di situazione.
Il caso della chemioterapia cosiddetta
aggressiva, che di solito richiede il ricovero e che lascia
un periodo di convalescenza abbastanza
lungo, anche di due o tre mesi, e che limita l’attività dell’ammalato in modo importante, perchéè meglio che in questo periodo non si sottoponga a sforzi
e limiti al massimo il rischio di infezioni;
in generale non potrà andare al lavoro né frequentare luoghi affollati né mangiare cibi crudi, e deve prestare attenzione ai rapporti sessuali sia per il rischio di riportare traumi o infezioni che per quello di indurre gravidanze con malformazione fetale. C’è poi il caso della chemioterapia “convenzionale”,
che provoca effetti simili ma per pochi giorni; la limitazione dell’attività normale
del malato interessa solo questo periodo, che in genere corrisponde al periodo di malessere indotto dalla terapia
stessa, fa eccezione il rischio di gravidanze con
malformazione, che è sempre presente.
Infine esistono le chemioterapie di mantenimento o a bassa aggressività che permettono al malato una normale attività, anche se l’eventualità di una gravidanza va discussa con il Curante, perché anche questi farmaci possono, in alcuni casi, indurre malformazioni fetali o essere abortivi.
A cosa serve il trapianto di midollo e chi può donarlo?
Il trapianto di midollo autologo, fatto cioè con il midollo del malato stesso, permette di sottoporre quest’ultimo ad una chemioterapia a dosi molto elevate e quindi teoricamente più efficace delle altre. Il trapianto di midollo da donatore, oltre a questa possibilità, consente di fornire al paziente delle
cellule che possono esser capaci di attaccare direttamente
quelle malate. Questi trattamenti sono purtroppo molto
tossici e quindi vengono limitati ai malati che non possono
esser curati in altro modo e, soprattutto, che non rischiano di morire per colpa del trattamento in se stesso.
Per questo motivo non tutti i malati possono utilizzarli.
Può anche essere che il midollo non sia disponibile: non
sempre quello del malato è idoneo per il trapianto e non
sempre è disponibile un donatore. Perché una persona
possa donare il midollo ad un’altra, è necessario che i loro organismi siano identici per alcuni aspetti molecolari dei
linfociti, che sono le cellule dell’immunità (sistema HLA).
Tra fratelli la probabilità che questa identità sia presente è del 25% per ogni fratello o sorella, il che significa che in una
famiglia con tre fratelli di cui uno è malato, la probabilità che
uno degli altri due sia identico è poco meno di 50%, mentre in una famiglia di cinque fratelli di cui uno malato è circa 70%.
Al di fuori dell’ambito famigliare la probabilità è molto più bassa, dell’ordine di 1/100.000, è quindi praticamente impossibile
che si trovi un donatore identico nella cerchia dei parenti o
degli amici: in questi casi, qualora esista l’indicazione, è
possibile ricercare un individuo identico nei registri di donatori
di midollo, che sono organizzazioni a livello nazionale,
confederate a livello mondiale.
Quello italiano ha sede a Genova, all’ospedale Galliera, e ci
si può iscrivere attraverso l’Associazione di Donatori di Midollo Osseo ADMO, che ha sezioni in quasi tutti i Centri Trasfusionali.
A parte il problema della identità, tutte le persone che non abbiano malattie infettive croniche o neoplasie, e che non abbiano superato i 65 – 70 anni possono esser valutabili per donare il midollo ad un proprio fratello o sorella.
Per l’iscrizione ai registri invece è necessario avere le caratteristiche di idoneità per donare il sangue e non più di 35 anni, fatte salve alcune eccezioni per i gruppi HLA rari.
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